Dalla vetta del Mottarone quando il cielo è terso la vista si perde tra le Alpi Marittime e il Monviso, tra il massiccio del Monte Rosa e le Alpi Svizzere arrivando fino alla Pianura Padana. Il panorama è punteggiato di specchi blu, sono i sette laghi: Maggiore, d’Orta, di Mergozzo, di Varese, di Comabbio, di Monate e Biandronno. 
Siamo a 1.492 metri d’altezza in un’area situata tra la provincia di Verbania e quella di Novara. Intorno a queste meraviglie della natura, la famiglia Borromeo ha realizzato il Parco del Mottarone, un’area attrezzata per attività outdoor sia d’inverno sia d’estate. Una palestra a cielo aperto che gode di una costante cura e manutenzione per la sicurezza e la conservazione di sentieri e strade.  Ogni intervento è effettuato nel rispetto delle peculiarità ecologiche e faunistiche del territorio così da favorire l’insediamento e il permanere delle specie autoctone. D’inverno, con un po’ di fortuna, non è raro avvistare un cervo tra gli alberi del bosco.

Le origini del nome risalgono al 1884, quando l’avvocato piemontese Orazio Spanna con il benestare del conte Guido Borromeo battezza come Mottarone la cima più elevata del gruppo montuoso del Mergozzolo, richiamando la versione dialettale del vergante Meut Rond. Dalla fine dell’Ottocento alla metà del Novecento, il Mottarone è la montagna della Belle Epoque per un turismo d’élite. La vicinanza con Milano fa sì che diventi meta prediletta del ceto abbiente milanese. Non a caso una delle piste ancora oggi si chiama “Campetti milanesi”.